La legge di Bilancio 2018 contiene due importanti novità finalizzate ad aumentare i controlli sui pagamenti da parte della Pubblica amministrazione.
La prima prevede l’esclusione dalle gare d’Appalto delle imprese che hanno debiti superiori a 5 mila euro. Avere dei debiti con la Pubblica amministrazione per importi superiori a 5 mila euro sarà, infatti, considerata una “violazione grave” tale da escludere la partecipazione ad una gara d’appalto. In pratica bastano 5 mila euro di mancati pagamenti di tasse, imposte e contributi previdenziali, cristallizzati in una cartella esattoriale, ad escludere un’impresa da una procedura di gara per lavori, servizi o forniture. Una sanzione parecchio penalizzante rispetto alla regola che, fino a marzo, fissava questa soglia a quota 10 mila euro, esattamente il doppio.
L’altra novità riguarda i controlli preventivi che la Pubblica Amministrazione dovrà fare prima di pagare i propri fornitori. In pratica, ogni qual volta la Pubblica Amministrazione sia debitrice nei confronti di un cittadino privato o di un’azienda, dovendo pertanto effettuare nei suoi confronti un pagamento, sarà tenuta preventivamente a interrogare l’agente della riscossione per verificare se il creditore non sia a sua volta in debito con il Fisco.
A stabilirlo è il nuovo articolo 48-bis, comma 1, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 602 secondo cui le amministrazioni e gli enti pubblici, prima di effettuare il pagamento di un importo superiore a cinquemila euro, devono consultare la banca dati dell’agenzia delle Entrate-Riscossione per verificare eventuali morosità che sfondino il muro dei 5mila euro.
Se il beneficiario è inadempiente all’obbligo di versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento per un ammontare complessivo pari almeno a tale importo, le amministrazioni non procedono al pagamento e segnalano la circostanza all’Agente della Riscossione competente per territorio, ai fini dell’esercizio dell’attività di riscossione delle somme iscritte a ruolo. In tal caso il pagamento potrà essere sospeso fino ad un massimo di 60 giorni (il doppio dei vecchi 30 giorni), periodo entro il quale l’Agenzia delle Entrate Riscossione notificherà il pignoramento al contribuente e chiederà l’accredito della somma.
L’obiettivo è chiaro: recuperare le somme dovute allo Stato direttamente dalla Pubblica amministrazione e ridurre l’evasione.